Nella poesia non ci sono convenzioni romantiche; la poetica è un mondo a sé, dove si uniscono i contrasti nel tutto possibile. E’ un mondo libero, ma talvolta legato alla forma o alla metrica. Le strutture verbali che di solito uso nelle mie composizioni evocano plenitudine e presenza, così come l’assenza, il dolore e l’amore. Tutti questi sentimenti sono necessari per sentirsi vivi. La parola è semplicemente la performance della soggettività interiore, che ha come unica localizzazione: l’anima.
Potete vedere, che già dalla prima poesia che dà inizio a questa raccolta dal titolo “Il mio senso”, s’introducono dei contrasti forti fra quello che si vuole, quello che si è e quello che si fa. Credo che le intuizioni nella vita spesso arrivino dai contrasti. E sono le intuizioni la forma più arcaica che ci ha permesso di evolverci nel mondo delle emozioni.
Nella poesia cerco “la leggibilità” nel senso di lasciarsi leggere, arrivare a tutti, ma allo stesso tempo liberandomi della responsabilità dell’imposizione e lasciando liberi i lettori di assumere il proprio significato. Intendo per “leggibilità” quel tipo di verso che comunica valori condivisi. Numerose composizioni presenti in questo libro trovano la radice nel suolo che calpestiamo e in storie condivise. Altri cercano costantemente la magia dell’infanzia, perché per scriverli mi sono ispirata all’immagine del bambino, all’estensione del “paideuma”, che Leo Frobenius (1873-1938) segnala ispirandosi Goethe quando considera la dottrina “del ciclo delle civiltà”. “La paideuma” si esprime intuitivamente come quello spirito del creato, della scoperta fatta con i tempi tipici e la commozione dei bambini. Per me la ricerca poetica deve trascendere dalla natura di ostinarsi in produrre un risultato, così da riflettere a pieno le emozioni umane. E’ risaputo che l’Eros non ha età, finche esiste la “paideuma”, esiste la creazione, tanto letteraria come affettiva, la sua presenza non pone limiti di età, ma conserva in tutti noi la simpatia universale verso tutto quello che ci sta attorno.
Cosa porta a scrivere una poesia? Sinceramente non lo so. La poesia alcune volte apre la bocca per dire: “nemmeno io sono/ milioni di anni porto/ vivo nei giovani come nei vecchi/ mi danno nomi bellissimi/ quando sulla mente decifro i sogni.
Tutto è parola dentro di me, spesso non parlo di poesia, ma scrivo versi fino all’insonnia. Le parole sono come i colori primari, nel miscuglio mi rappresentano. Ogni volta che mi stupisco davanti alla vita, è facile per me inventare frasi senza la consapevolezza di farlo. Non cerco nella poetica di svelare la perfezione o la verità, cerco il rumore della memoria. Io gioco con le mie voci e uso la quotidianità. La poesia è per me un prato fiorito, utile per riprendersi dalle tristezze. Per fare più che sopravvivere.
Se molti poeti credono che il loro destino sia la melanconia e la tristezza, per me non è così. Io chiedo per me un nuovo destino. Sono quella che gli altri definiscono poetessa disadattata. Mi sento sempre bambina, verde, con voglia di imparare giocando. Sento le mie braccia piene di sole e il mio cuore pieno di primavere. La vita per me prende un senso quando accomodiamo gli occhi e allarghiamo il campo visivo verso nuovi panorami, da scoprire. Ed è scoperta anche la poesia, perché è l’intima intuizione di quello che ci fa stare meglio, è il desiderabile, il sogno che si avvera.
Spero che vi piaccia la mia raccolta e che troviate “leggibile” questo tentativo di arrivare ai vostri cuori. YCL